giovedì 11 giugno 2015

Disastro del Vajont




Risultati immagini per vajontPassate le 22 del 9 Ottobre un pezzo del Monte Toc frana a una velocità di 108km/h; l’impatto dell’ammasso roccioso con il bacino artificiale sottostante, creato dalla diga del Vajont, genera un’onda di piena tricuspide che superò di 200 metri in altezza il coronamento della diga, investendo i versanti in prossimità del bacino ( Erto eCasso) e scavalcata la barriera si riversò nella valle del Piave, distruggendo quasi interamente il paese di Longarone. Duemila le vittime di quella che nei giorni successivi si profilerà come una tragedia annunciata, fatta di dati occultati, perizie abbandonate nei cassetti, voci e denunce di giornalisti e cittadini colpevolmente ignorate.  La diga costruita alla fine degli anni Cinquanta dalla SADE, diventata parte dell'ENEL l'anno precedente, uno dei colossi elettrici più potenti e influenti dell'epoca, si era rivelata un progetto folle fin dai rilievi effettuati prima dell'inizio dei lavori. Tuttavia che quel terreno fosse franoso i contadini della valle lo sapevano da sempre. Emblematico il caso di una perizia in cui veniva simulato l'effetto di una frana sulla diga: non era mai arrivata al Ministero dei Lavori Pubblici e l'autore, Lorenzo Rizzato dell’istituto d'idraulica di Padova, la recupererà dal cassetto il giorno dopo la tragedia, consegnandola alla stampa. Il processo farà emergere la triste verità di omissioni e complicità tra impresa, funzionari pubblici e periti, concludendosi con la condanna a 21 anni di galera per tutti gli imputati (uno si suiciderà prima del verdetto).

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